Roma celebra oggi il decennale dalla morte con un tributo all’artista, presso l’Auditorium del Museo degli Strumenti Musicali (ore 20, Piazza Santa Croce in Gerusalemme). Un gruppo di artisti si esibirà in brani di fado del repertorio di Amália, e in pezzi strumentali; il concerto sarà preceduto da una nota introduttiva storico-critica sul personaggio e sull’importanza culturale di questo genere musicale.
Ma che cos’è il fado? perchè è così importante nel panorama musicale?La parola “fado” viene dal latino fatum, destino, ed è infatti un romantico fatalismo, il tema delle sorti dell’uomo ad ispirare le parole di tale musica: destino di separazione, di nostalgia, di lontananza, di sofferenza, di saudade, sentimento intraducibile nella nostra lingua, che evoca il dolore del distacco dalla cosa amata, e quindi nostalgia, ma anche il desiderio e la fiducia in un futuro ricongiungimento.
È una melodia dolce che crea un dialogo tra voce e guitarra portuguesa, strumento a corda pizzicata simile alla cetra del Rinascimento, accompagnata a volte dalla viola do fado (simile ad una chitarra spagnola) e dal baixo (basso) a quattro. Come tutti i generi di matrice popolare, anche il fado non ha origini codificate, dato che molto spesso nasceva dalla creatività del momento e dall’improvvisazione, dalla necessità di dare voce ad un sentimento tanto profondo quanto primordiale, ancestrale, insito nella natura umana, che si sublimasse nella memoria collettiva.
La stessa Amália per i primi e fortunati anni della sua carriera non incise nulla, giacchè si riteneva contrario alla tradizione ascoltare un fado che non fosse “dal vivo”, tanto era forte il legame e l’identificazione della gente comune con il momento dell’esecuzione artistica. Il primo 78 giri della Regina del Fado vide la luce nel 1945, quando già la sua fama aveva raggiunto livelli internazionali, grazie anche ad un esordio da attrice con il regista Henri Verneuil. Con lei il fado visse l’epoca di massimo splendore, e si consacrò come il genere simbolo del Portogallo, visto che molti furono i fan che (pur non comprendendo la lingua) si accostarono alla cultura portoghese affascinati dalla voce di Amália e dal suo carisma.
“Non sono io che canto il fado, è il fado che canta me“, diceva la cantora in numerose occasioni, quasi a sottolineare come si identificasse e si annullasse totalmente nelle sue esecuzioni, cosa che la sua gente empaticamente percepiva, e che la rende ancor’oggi insuperata.
In Italia Amália si fece ugualmente apprezzare, interpretando nondimeno pezzi popolari come La bella Gigogin o Ciuri Ciuri; anche nel nostro paese la sua memoria musicale oggi è viva e troverà giusta celebrazione nella serata di martedì 6 ottobre 2009, frutto dell’impegno e del lavoro di appassionati lusofili romani (o romanizzati), che hanno ottenuto il patrocinio del Museo degli Strumenti Musicali, dell’Ambasciata di Portogallo, dell’Istituto Sant’Antonio dei Portoghesi e di BMeventi.