Venerdí scorso (17 Aprile), lo sciopero dei trasporti pubblici a Roma ha messo in ginocchio la cittá, buona parte delle istituzioni capitoline ed anche qualche passaggio della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Il sindaco Marino ha infatti minacciato licenziamenti “entro martedí 21 Aprile”, forse per garantire un sereno lunedí libero a tutti i parrucchieri.
I reati commessi dagli scioperanti? Secondo il Codacons “interruzione di pubblico servizio, violenza privata nei confronti degli utenti e attentati alla sicurezza dei trasporti”. Sí, perché alcuni passeggeri della Metro A hanno affermato di essere rimasti chiusi nei vagoni al buio, abbandonati sui binari dai macchinisti, colti da un impellente bisogno di scioperare. Inoltre lo sciopero sembra essere iniziato ben quindici minuti prima dell’orario annunciato ( ore 8.15 invece di 8.30), lasciando gli illusi utenti accalcati sulle banchine.
L’Autoritá di garanzia per gli scioperi ha annunciato che aprirá un procedimento di valutazione su quanto accaduto, soprattutto per il mancato rispetto delle fasce di garanzia; non è escluso peró che la Magistratura porti avanti l’indagine senza indagati, solo come “atti relativi”. Giudici, Codacons, Atac e sindaco sono allora sul piede di guerra, ricordando peró la sola teorica indignazione per lo sciopero dei vigili urbani dello scorso Capodanno. Sciopero non annunciato, con l’80% di adesioni e finora basato su mere beghe interne. Anche lí Ignazio Marino minacció querele, licenziamenti, spedizioni al confino ed esili di massa, finiti peró nel dimenticatoio, anzi con un altro sciopero dei vigili che si sentivano trascurati dalle istituzioni.
Lo sciopero del 17 Aprile scorso é peró solo uno di una lunga serie, dovuta alla precarietá dei macchinisti/autisti e all’Atac che invece ricorda le sole 3 ore effettive di guida al giorno di ogni singolo dipendente. L’UGL (il sindacato di Renata Polverini, ex presidente della Regione Lazio) ed il Sul, che hanno indetto lo sciopero, insieme ad altre sigle minori, ribattono, accusando l’azienda dei trasporti di bugie e tirannia: “Lavoriamo 6 ore al giorno come da contratto, nonostante la nostra precarietá”.
Quale sará la veritá?
Oltre alla rima, per ora l’unica cosa certa è che mai nessun’altra categoria di lavoratori, come i dipendenti del trasporto pubblico, è stata cosí influente sul piano dell’ordine pubblico; uno sciopero dei mezzi puó terrorizzare una cittá intera e stravolgere la vita dei cittadini per 24 ore. E forse questo é un vantaggio per chi sciopera, un “minor sforzo per un maggior risultato”, sembrerebbe.
Ed é influente ancora di piú in Italia, dove per fortuna il diritto allo sciopero é ancora sacrosanto (se Renzi non vi crea sopra uno Strike Act), ma dove purtroppo a volte lo é a discapito delle piú elementari regole di civiltá e rispetto.
Marino non ha fatto nulla contro i vigili che hanno preferito il veglione al lavoro, ma ora ha una seconda possibilitá per riscattarsi. Soprattutto perché ad oggi, un romano su due non lo rivoterebbe.