Quanto non sappiamo,
chi sei, chi sono,
cosa accadrà, cosa è accaduto,
in me, in te,
quanto non ci è
dato sapere.
Quanto non sappiamo
di quella panchina
e di chi ha visto il lago
un’ultima volta ancora
per tornarci poi più alto,
con in tasca un pò di anni
e un pensiero più maturo.
Quanto non sappiamo
dei baci e le ambizioni
di chi prende quel metrò
e la notte non spaventa
solamente chi non pensa.
Quanto non sappiamo
degli occhi di un bambino,
e degli occhi di un bambino
che fu,
e ora non più.
Ingenui esseri umani,
questa sete di sapere,
io lo so, io lo so,
sai una piccola foglina,
di un autunno
giù in metrò.