Lettera ad un amico.

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Sembrerà strano ma un viaggio ti riesce a donare cose che hai sempre immaginato.
Le domande che ti sei sempre posto, qui forse trovano delle risposte tra il sorriso di gente sconosciuta e la solidarietà di chi come noi sogna.
Quando ho iniziato il tutto non sapevo il motivo per cui viaggiavo, forse volevo solo scappare da circostanze futili e da ipocrisie ovvie.
Ora che è passato un mese ho le idee più chiare anche se non del tutto, grazie a tutto ciò che ho visto, grazie alle persone che ho incontrato e grazie ai luoghi che ho ammirato.
Quando ti liberi da tutte le catene imposte dalla società riesci ad amare liberamente e incondizionatamente.
è bello conoscere, toccare con mani proprie tutte le culture diverse dalla nostra.
I primi giorni di viaggio sono stati difficili perchè è tremendo sentire la mancanza, il distacco di tutto quello che abbiamo, abbandonare tutte le certezze che hai, poi però diventa sempre più interessante scoprire ciò che l’ignoto non immagina.
Pablo è il più fico del mondo perchè nonostante la sua estrema cultura, legge moltissimo, sceglie di vivere selvaggiamente, lo dovresti vedere, è il classico hippi rasta, con il suo banchetto di collanine su strade deturpate, vende la felicità. C’è stata subito sintonia tra di noi perchè ho abbandonato il guscio tremendo che mi porto addosso, mi sono aperta all’istante.
Lui mi ha fatto capire che la materia conta poco, che soltanto le persone superficiali sono vittime del capitalismo. Oggi per me non ha importanza una macchina, non ha importanza un cellulare. Quello che importa davvero è l’essere e conta anche capire l’essere altrui, non conta più l’apparenza.
Sempre in Uruguay ho incontrato Juanita la cilena, una donna una risata. Viaggia da sola da circa un mese e fa la splendida con i suoi 800 kg di grasso addosso. Non mi ha mollato neanche per un secondo e durante il viaggio sull’autobus mi ha raccontato la sua vita, è molto socievole. Ha lasciato il suo “novio” a casa perchè lui non aveva soldi per viaggiare. Mi ha ricordato che l’uomo è un animale sociale e che per sopravvivere deve comunicare, la solitudine è per i pochi eremiti di questa terra. Infine mi ha fatto pensare che l’amore non è l’ossessione Europea, non è sentirsi 1000 volte al giorno e non è solo simbiosi morbosa.
Ho conosciuto Rob, un musicista 25 enne della Nuova Zelanda che viaggia da solo da un anno per il sud America. Lui viaggia per imparare lo spagnolo, viaggia per conoscere, viaggia perchè il futuro che gli aspetta è incerto. Mi ha portato alla riflessione più grande, quella del futuro, quella delle paure, tante domande e ancora nessuna risposta.
In una serata calda nel ristorante “zero stress” ho conosciuto Silvia, di Latina, vive da 10 anni in Spagna e con il suo fidanzato è venuta in Uruguay. Adesso fanno entrambi i camerieri e sono felici tra un piatto di baci e un bicchiere d’amore. Silvia non si è mai trovata bene in Italia, dice che la gente è molto restia, invece in Spagna ha trovato la sua serenità. Non sa quale sarà il suo domani, oggi mette da parte i soldi per un altro viaggio. Lei mi ha detto che nella vita ciò che vuoi veramente è sempre realizzabile.
Ho conosciuto i surfisti, altra razza bizzarra, vivono di sole e mare. Quando arriva l’inverno si spengono e fanno i lavori più umili della terra aspettando la primavera. Ho incontrato muratori, elettricisti, camerieri. Con loro capisci che il tempo è solo una futile legge dell’universo, non c’è un attimo preciso per dormire, non c’è un attimo per mangiare. Mangiano e dormono quando ne hanno bisogno.
In Argentina ho conosciuto mio padre, il più grande esempio. Vive da contadino: passa le giornate ad arare i campi e torna col sorriso in casa mentre noi cuciniamo. Nella vita Marcello è sempre stato un grande imprenditore, non è mai uscito di casa senza il suo rolex o il suo cartier, a seconda delle giornate, ha sempre avuto macchine di lusso eppure per lui adesso la felicità sta nella semina e nella famiglia. Lui mi insegna ogni giorno come si monta un cavallo, come si ara un campo, come si fa una perforazione nel terreno, ed io lo ascolto con invidia da una parte e con dispiacere dall’altra. Sono invidiosa perchè lui ha il suo tutto e sono dispiaciuta perchè l’ha scoperto solo a 60 anni. Quanto dobbiamo costruire per rendere felice la nostra vita? quanto dobbiamo sbagliare? quante sofferenze ci aspettano?
Mi piace ricordare i viaggiatori come dei sognatori perchè cercano i loro sogni nelle circostanze e non nel tempo. Il tempo per loro è solo una linea che porta al termine la maestosità della vita vera, è solo lo strumento.
ho appena iniziato il mio viaggio e continuo a sognare, è come se avessi fame di qualcosa che è ignoto, appena assaggio voglio altro, sono ingorda.
Il futuro che mi aspetta è incerto, ma i miei progetti oggi sono meravigliosi. Nella vita voglio viaggiare. L’unico strumento che mi appartiene veramente è la terra, voglio conoscere ciò che è mio.

Ti consiglio di farlo, di fregartene di tutti gli schemi socialemente accettati, vivi ciò che ti senti di vivere.
Con l’affetto di un mondo lontano.
Alice Ciangottini

www.aliceciango.over-blog.it

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