“Le vite di Sacco e Vanzetti”. Anarchici e Immigrati! Criminali o vittime

Share

Se difficilmente si è pronti a sciropparsi due tomi di saggistica sulla scottante (e ormai scotta, visti i decenni che passano senza che la situazione si smuova) tematica dell’immigrazione, ecco che la lettura di un cartaceo snello e accattivante, un eccellente graphic novel , arriva in soccorso delle nostre pigre sinapsi: “Le vite di Sacco e Vanzetti, illustrato e scritto da Rick Geary, pubblicato da Panini 9L.

Copertina di "Le vite di Sacco e Vanzetti"

Copertina di “Le vite di Sacco e Vanzetti”

Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti  erano due italiani, Sacco pugliese e Vanzetti piemontese; approdati negli USA nello stesso anno, il 1908; con lo stesso sogno di una vita tranquilla e felice in una società più giusta, sicura, fiorente di quella italiana; uniti da  un’amicizia intrecciata sotto il segno della fede che aveva sostituito il cattolicesimo di retaggio: l’anarchia.

Nicola e Bartolomeo sono morti giovani, giustiziati sulla sedia elettrica nell’agosto del 1927, espiando  le accuse di rapina e omicidio, ma realmente colpevoli  solo di essere immigrati e anarchici. Travolti dall’isterico e perverso meccanismo giuridico americano, finiti tra i denti della tagliola di una caccia alle streghe paranoide, Nick e Bart sono diventati simboli delle vittime del pregiudizio sociale e dell’arbitrio di potere.

Analisi condotta con sottigliezza da criminologo e  veste grafica impeccabile –caratterizzata da oggettività lineare e al contempo dalla vividissima umanità dei personaggi -, Rick Geary, autorità nel suo campo, ci restituisce un fascicolo completissimo sulla controversa vicenda che ha visto i due italiani protagonisti quasi cento anni fa, che è però, per

ogni singolo membro di minoranze etniche e politiche, storia di tutti i giorni.

Quando persino le nostre più giovani generazioni asseriscono – in forma anonima e tramite biglietti infilati nello zaino della vittima, una liceale pisana di origini senegalesi – che “una negra non merita 10”, l’evidenza di un proverbiale difetto italiano, la memoria corta, ci torreggia davanti in tutta la sua gravità.

Sarebbe l’ora di darle una rinfrescata. Fosse anche solo con la lettura di questo -coraggioso e documentato- volume a fumetti, dobbiamo ricordarci che siamo stati anche noi  “stranieri con la carnagione scura”, poveri, affamati, clandestini, diversi, e “contro”. Anche noi siamo stati Nick e Bart.

 

Users

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*