“Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”
Così scrive Manzoni ne “I promessi sposi” raccontando la vicenda del processo agli untori nella Milano del 1630, un evento realmente accaduto che trova ampio spazio nell’altra sua opera ”Storia della colonna infame”.
Durante la terribile peste del 1630 furono condannati a morte due innocenti, accusati di aver causato il contagio cospargendo case e luoghi d’aggregazione con una misteriosa sostanza. L’accusa era ovviamente infondata, si basava unicamente su una credenza popolare molto diffusa e su una discutibile testimonianza oculare di una popolana. Eppure i giudici condannarono a morte i due presunti untori, seguendo il “senso comune”, cioè l’opinione del popolo, e mettendo a tacere il proprio buon senso che certamente doveva suggerirgli l’infondatezza di tale accusa.
Sono passati ormai secoli da questa terribile vicenda ed a noi, popolo acculturato e tecnologizzato, non sembra altro che una delle tante tristi pagine della storia destinata, ovviamente, a non ripetersi più. Del resto, chi potrebbe mai credere ad una cosa del genere nel XXI secolo?
Purtroppo non è così semplice. Osservando questa vicenda con occhio critico e rapportandola alle tendenze esistenti nella nostra epoca si apre uno scenario spaventoso. Facciamo un giro sui social network e osserviamo le notizie che ci appaiono. Quante di queste sono vere? Quanti link di pseudogiornali vediamo ogni giorno?
In un’epoca come la nostra in cui grazie ad internet abbiamo accesso a qualsiasi tipo di informazione, chiunque può scrivere ciò che vuole e chiunque può leggerlo, gestire il flusso infinito di notizie presenti sul web può diventare difficile e spesso si finisce per credere a cose palesemente assurde calpestando il proprio buon senso. Questa tendenza può portare facilmente al cosiddetto “complottismo”, che negli ultimi anni sembra essersi diffuso sempre di più, anche in ambiti insospettabili.
Si parlò di “teoria del complotto” per la prima volta negli anni 60, in riferimento alle teorie sull’assassinio del presidente Kennedy. Il complottismo, infatti, si riferisce a tutte quelle teorie alternative che si oppongono alle verità universalmente riconosciute basandosi sulla convinzione che ci siano “poteri forti” impegnati a nascondere alle persone comuni la verità, di solito per motivi economici. Per questo motivo, il complottista si sente superiore al resto della popolazione, crede di aver capito ciò che la società vuole nascondergli, cerca in tutti i modi di diffondere le sue teorie e non demorde neanche davanti all’evidenza. Ovviamente il complottismo è sempre esistito ma è indubbio che internet sia stata una notevole cassa di risonanza, diventando con gli anni il luogo privilegiato per le teorie più assurde che spesso sono supportate da notizie false, da “fake news”.
Uno dei dogmi dei complottisti è, infatti, non dare credito alle notizie riportate sui giornali più famosi e conosciuti (accusati di partecipare al complotto che vuole tenere lontano il popolo dalla verità) finendo quindi per dare credito a finte notizie, siti e giornali poco affidabili che affermano di “dire ciò che gli altri giornali non dicono”.
La disinformazione si diffonde a macchia d’olio e sembra impossibile fermarla, cresce nell’ignoranza e nella paura ed è arrivata addirittura in parlamento. Negli ultimi decenni, per esempio, sono state presentate innumerevoli interrogazioni parlamentari sulle cosiddette “scie chimiche” da esponenti di diversi movimenti politici, in Italia e non solo.
Ma senza dubbio il caso più clamoroso degli ultimi tempi è quello delle magnitudo falsate. Dopo il terremoto cha ha colpito il centro Italia, infatti, una senatrice del Movimento 5 Stelle ha accusato i media italiani di falsificare la magnitudo, abbassandola, per permettere al governo di non risarcire i danni alle popolazioni colpite. Si tratta ovviamente di una bufala le cui basi poggiano sulla disinformazione e sul sentimento anti-governativo, anti-establishment ormai dilagante in tutto il mondo. Figlie di queste stesse tendenze sono le numerose bufale sui migranti e le pericolose teorie complottiste sui vaccini e su Big Pharma, che hanno portato numerose persone ad abbandonare la medicina ufficiale spesso mettendo in pericolo non solo la propria salute o quella dei propri familiari ma anche quella del resto della popolazione (come nel caso dei vaccini).
Le potenzialità politiche delle fake news e delle teorie complottiste sono indubbiamente elevate ed è possibile vedere proprio nella loro diffusione sempre più ampia uno dei motivi che, negli ultimi anni, hanno portato alla vittoria delle tendenze più populiste e anti-governative. In particolare la vittoria di Donald Trump a molti è apparsa favorita anche dalle numerose fake news e notizie negative riguardanti la candidata democratica Hilary Clinton, notizie che avrebbero dirottato il favore della maggioranza verso il repubblicano.
L’argomento ormai è di interesse mondiale e in questi giorni l’UE ha iniziato a prendere provvedimenti al riguardo ammonendo Google e i vari social network e chiedendo un maggiore controllo sulle notizie diffuse sulle loro piattaforme.
Ma qual è il limite tra controllo e censura? Come risolvere la situazione nel pieno rispetto della libertà di parola e di opinione? Domande destinate, per il momento, a rimanere senza risposta ma attenzione: la caccia agli untori non è ancora finita.
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