L’immigrazione sembra rappresentare ormai una grande sfida non solo per il nostro Paese ma per tutta l’Europa. L’immediata conseguenza è la nascita negli stati europei di una politica di integrazione, che consiste nell’assistenza sociale e nell’istruzione ma anche purtroppo di una politica di chiusura di frontiere, nata da una visione ingenua o strumentale del fenomeno. Quest’ ultima misura, intrapresa inizialmente dall’Austria, vede l’ipotesi della costruzione di una recinzione lungo il confine italo-austriaco. Il progetto era stato annunciato dalla ministra dell’Interno austriaca Johann Mikl- Leitner.
Dopo settimane di annunci preoccupanti e reazioni irritate, manifestazioni di sinistra e di destra, di guerriglie anarchiche, di richiami di Bruxelles e di scioperi di protesta, sul Brennero è arrivata improvvisamente la pace. Si è arrivati ad una stratta di mano tra Angelino Alfano e il collega austriaco Wolfgang Sobotka e tra i presidenti dell’Alto Adige e del Tirolo. Un armistizio quasi miracoloso in un luogo come il Brennero dove transitano settemila veicoli al giorno e passano 40 milioni di merci all’anno. Fortunatamente si è fatto un passo indietro e deciso che non saranno costruiti né muri né barriere e anche i controlli non saranno intensificati.
Ora bisogna vedere quale sarà l’effetto che possa avere la normalizzazione al Brennero sulla campagna elettorale xenofoba dell’austriaco Hofer che il 22 Maggio conta di essere eletto nuovo presidente federale. Infatti la questione dell’immigrazione è stata al centro delle elezioni che ha visto protagonista l’Austria lo scorso 24 Aprile. Il primo turno è stato vinto dal partito di estrema destra FPO ( Partito per la libertà dell’Austria ) e del suo candidato Norbert Hofer che affronterà al ballottaggio il candidato arrivato secondo, Alexander Van der Bellen dei Verdi. Entrambi i candidati avevano criticato il governo per la sua gestione della cosiddetta “crisi dei migranti”: Van der Bellen aveva detto che il governo aveva preso posizioni troppo dure, Hofer al contrario che servivano maggiori controlli e restrizioni. L’Austria ha registrato circa 90 mila richieste di asilo nel 2015. In rapporto alla popolazione si tratta di una cifra che la colloca ai primi posti per l’accoglienza dei migranti in Europa.
Dopo la vittoria di Norbert Hofer è salita la tensione nel partito popolare e nel partito socialista che governavano l’Austria dal dopoguerra. Per Hofer è stato facile attaccare i due partiti di governo, logorati da patteggiamenti decennali. Il risultato negativo ha avuto come prima conseguenza le dimissioni del cancelliere Werner Faymann anche da leader del Partito Socialdemocratico. Molto probabilmente i loro elettori voteranno per i Verdi al prossimo turno per evitare che vinca il candidato di estrema destra.
Le posizioni dei due candidati sono estremamente diverse : il vittorioso Hofer tra i primi punti propone una riforma sanitaria che includa per i disabili l’assistenza a lungo termine, è contrario al matrimonio omosessuale e all’adozione per le coppie omosessuali ed è a favore dell’uso e del possesso di armi. Il suo obiettivo è quello di evitare che l’Austria diventi una terra di immigrazione. E il candidato dei Verdi ha ribadito più di una volta le posizioni estremiste di Hofer e del suo partito su gran parte dei temi da lui trattati.
Il pensiero che sta tormentando parte della popolazione austriaca ricorda la storia di un centinaio di anni fa, al tramonto della monarchia austroungarica: l’allearsi nuovamente con un gruppo di stati dove sono in atto delle svolte autoritarie simili al fascismo. Bisognerà attendere il risultato del prossimo turno e vedere quelle che saranno le guide politiche del vincitore.