Cosa succede quando un visionario appassionato di geometria e matematica decide di adoperare pennello e scalpello da legno? La commistione di scienza e arte. Questo è Escher l’artista olandese protagonista dell’omonima mostra al Chiostro del Bramante fino al 22 febbraio 2015.
Le forme nelle sale del Chiostro prendono vita e sono un continuo passaggio tra il bidimensionale e il tridimensionale. Ma il vero protagonista della mostra è l’illusionismo. Attraverso un gioco di luci, di ombre e di forme l’occhio dello spettatore potrebbe passare delle ore a fissare un’opera di Escher e vedere in continuazione il mutare della sagoma rappresentata e l’aggiunta di qualche nuovo dettaglio.
Uccelli che mutano in pesci, formiche che camminano in un interminabile percorso che ricorda il simbolo dell’infinito (anche se appeso in verticale a sembrere un 8), piccoli uomini che percorrono scale sfidando qualsiasi legge della fisica, disegni simili a mosaici con forme umane e animali legati tra loro da altre forme di altri colori che si mimetizzano eliminando la presenza di qualsiasi spazio vuoto.
La sindrome di Stendhal non è un falso mito riguardante un disturbo psicosomatico che si manifesta davanti ad un dipinto particolarmente coinvolgente. In questi giorni al Chiostro del Bramante potrebbe capitare allo spettatore di provare un senso di vertigine nel contemplare a lungo un’opera di Escher. La fantasia inevitabilmente comincia a lavorare davanti a opere visionarie dove la geometria sfida la fisica e la matematica incontra l’arte. Tutto questo in una serie di xilografie e litografie che lasceranno esterrefatti in particolar modo architetti, ingegneri e tutti gli scenziati che apprezzino anche il genio di un artista che ama studiare e contemplare fino al minimo particolare ogni suo tratto.
Fenomeni noti nella matematica, nella fisica e nella geometria sono il tema principale delle opere di Escher: la geometria frattale con il “limite del cerchio”; il processo ricorsivo dove l’osservatore che guarda il quadro si ritroverà a osservare se stesso; l’autoreferenzialità dove due mani si disegnano a vicenda con “Mani che disegnano”.
Il percorso della mostra è però atipico rispetto alle altre esibizioni in cui è protagonista il nostro altrettanto “inconsueto” artista. Si inizia infatti con riferimenti al Paese che ospita l’esposizione: l’Italia. Escher infatti è stato attratto e affascinato dal Bel Paese e le prime tele, xilografie e litografie, mostrano per lo più paesaggi toscani e luoghi romani d’interesse artistico.
Ma la vera trovata del Chiostro del Bramante è il lato ludico della mostra. Lungo il percorso le stanze sono provviste di giochi interattivi per grandi e bambini finalizzati allo studio delle incredibili prospettive utilizzate nelle opere di Escher. Non mancano interessanti installazioni come lo stravagante gioco di specchi decorato con volatili fluttuanti.
Figlio di un ingegnere, passione per la musica (che vede una profonda commistione con la matematica), frequantò la Scuola di Architettura e allo stesso tempo ebbe contatti con artisti tra cui de Mesquita. Evidentemente gli studi e le amicizie lo influenzarono nel profondo. Dobbiamo ringraziare questo affascinante e inconsueto incontro perchè la fusione arte-matematica ha reso possibile la creazione di opere uniche dove viene utilizzata una tecnica unica e inedita che è esattamente la rappresentazione di questo ibrido.