La Russia difende Assad a seguito dell’attacco chimico di Idlib: scontro all’ONU

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La Russia si precipita a difendere il suo alleato Damasco in seguito al terribile attacco chimico nel nord-ovest della Siria, che martedì scorso ha provocato decine di morti, tra cui numerosi bambini e le cui immagini hanno fatto il giro del mondo indignando l’intera comunità internazionale. Mosca ha asserito che la strage è stata provocata nella mattinata di martedì da parte di un attacco aereo del regime siriano verso un “deposito di armi” contenente sostanze tossiche, nella città di Khan Sheikhoun controllata dai ribelli, nella provincia di Idlib.

Il ministro della difesa russo ha detto in un comunicato ufficiale che lo stabile ospitava “un magazzino per la fabbricazione di ordigni tramite l’uso di sostanze tossiche”, senza però precisare se l’attacco sia stato accidentale o deliberato. Il ministro ha inoltre aggiunto che “l’arsenale di armi chimiche” era senza ombra di dubbio destinata ai combattenti ribelli in Iraq, sottolineando l’affidabilità dell’informazione.

Tuttavia Hasan Haj Alì, comandante dell’esercito libero di Idlib, ha definito il comunicato russo una “bugia”. “Tutti hanno visto l’aereo mentre stava bombardando con il gas” ha dichiarato alla Reuters dal nord-ovest della Siria. “Allo stesso modo, tutti i civili dell’area sanno che non ci sono postazioni militari nella zona in questione, o luoghi per la fabbricazione delle armi; inoltre, le diverse fazioni dell’opposizione non sono nemmeno in grado di produrle, queste sostanze”.

Il Consiglio di Sicurezza Nazionale dell’ONU ha immediatamente organizzato una riunione di emergenza a seguito dell’attacco, che ad oggi ha ucciso 86 civili tra cui 30 bambini.

Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti hanno presentato una risoluzione al Consiglio di Sicurezza, chiedendo all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) di saperne di più sull’attacco.

La Russia ha posto il veto alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza, come d’altronde ha già fatto in passato con le precedenti misure riguardanti la Siria.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che “questi orribili eventi” hanno mostrato come “i crimini di guerra sono ancora in atto in Siria”. Guterres ha inoltre detto che l’ONU vuole stabilire le responsabilità di tali crimini ed è “fiducioso che il Consiglio di Sicurezza Nazionale sarà all’altezza di tale compito”.

Washington e Londra incolpano Damasco in modo diretto, nonostante il regime di Bashar al-Assad abbia negato ogni uso di armi chimiche”.

Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri inglese Boris Johnson afferma: “Sulla base di quanto osservato non vi è alcun dubbio che sia stata opera del regime di Assad”.

Anche il Segretario di Stato americano Rex Tillerson sembra essere dello stesso parere: “Il modus operandi di Assad è chiaro; di una brutale ed imperturbabile barbarie”.

Questo nuovo massacro fa sì che il Presidente Donald Trump si trovi ad affrontare lo stesso dilemma con il quale il suo predecessore Barak Obama si era scontrato a suo tempo: o sfidare apertamente Mosca, con il rischio di un profondo coinvolgimento in una nuova fase della guerra in Medio Oriente, cercando di punire Assad per uso illegittimo di armi proibite, oppure chinare la testa per giungere ad un compromesso ed accettare che il capo del regime rimanga al potere.

Trump ha descritto l’attacco di martedì come “un atroce esecuzione del regime di Bashar al-Assad”, accusando poi Obama di non essere stato in grado di rinforzare la linea rossa quattro anni fa. Il portavoce di Obama si è astenuto dal commentare.

Il Segretatio Generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit ha definito l’attacco chimico a Khan Sheikhoun “un crimine assoluto; chiunque lo abbia pianificato ed attuato non sfuggirà alla giustizia, e dovrà essere punito secondo il diritto umanitario internazionale” ha aggiunto, senza specificare chi egli ritenga responsabile di tale strage.

Federica Mogherini, Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri ha sollecitato la comunità internazionale a portare avanti i negoziati di pace in Siria, resi ancor più urgenti a seguito dell’attacco chimico. “Dobbiamo dare una spinta, una forte spinta ai negoziati politici di Ginevra. Dobbiamo unire la comunità internazionale dietro a questi negoziati” ha detto la Mogherini.

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