Roma, ultimo giorno di lavoro, una bevuta tra amici e poi via, sul taxi verso casa. Una chiacchierata con la collega su lavoro, progetti futuri, amore. Intanto, il tassista sfornito di radio canticchia qualche canzoncina di Ramazzotti. Simpatico e romantico, penso tra me e me. Ma non starà allungando il percorso?, mi chiedo diffidente e un pò scocciata dall’ennesima fregatura che m’aspetta in taxi.
La chiacchiera continua almeno fino a Porta Maggiore: semaforo rosso, la macchina si ferma, è già l’una di notte. Come succede ormai in tante strade e incroci della capitale, uomini di solito immigrati vendono quotidiani, prezzo unico 1 euro.
Il mio taxi driver si ferma anche lui, apre il finestrino e chiede: “Repubblica”. Ma il povero immigrato ha solo Il Messaggero e – con gesto automatico – lancia il giornale sul sedile vuoto. Ma l’uomo della macchina bianca non è un qualunquista e risponde un po’ scocciato “Ma io vojo Repubblica…Và a morì ammazzato…” Ributta fuori il quotidiano e schizza via.
Zittite dalla scena imprevista, la collega non si lascia sfuggire la ghiotta occasione: “Ma lei compra sempre Repubblica?” chiede al furibondo tassista che pare aspettasse solo il La per la “cantata politica”.
“Eh sì signorina, lo compro sempre. Sono uomo di sinistra” . Ma lei cosa pensa di tutta la vicenda delle escort? – incalza lei intuendo che la preda non è un elettore qualsiasi. “Quello è un farabutto, ha fatto fortuna rubando e deve andare all’inferno, direttamente da dove è venuto”.
“Sa però che cosa mi rende triste? La sinistra non dà un’alternativa. Anche se lui mente, gli italiani gli credono, lui va in giro, si fa vedere e sentire, nel paese c’è crisi e cosa vuoi che la gente si aspetti?”
Quindi è la sinistra l’arma in più di Berlusconi? Provoca lei, “eh penso proprio di sì” ribatte con aria di disfatta. Ma a lei chi piace della sinistra di oggi? “Beh Franceschini non mi convince, lui ha fatto DC, Ulivo, PD, non mi rappresenta. Io durante la mia giovinezza ho fatto politica con grande passione: la domenica mattina all’alba, L’Unità sotto braccio e in giro per i quartieri di Roma con altri volontari a distribuire gratuitamente il giornale di Gramsci. Dove sono i ragazzi oggi?” Come dargli torto, rifletto in silenzio pensando al weekend alle porte.
Ma secondo Lei Repubblica dovrebbe andare avanti con quest’attacco o spegnere i riflettori? “Ezio Mauro dovrebbe cambiare strategia, basta Berlusconi, si concentri su altro”.
E ricorda – a pochi passi da casa – rallegrando così quell’atmosfera appesantita dalle riflessioni sulla politica italiana: “Lei sa che un paio di volte ho accompagnato Scalfari? Beh, penso proprio che si sia divertito: l’ho visto ridere parecchio alla mia battuta: «Sa chi ce la mette sempre in quel posto? Una è la supposta, l’altro è Berlusconi»”. Ma non solo uomini di sinistra nella sua station wagon che di solito sosta in zona Piramide: una volta portai un paio di politici del PdL. Dopo un veloce scambio di battute, avevo capito che erano berlusconiani. Allora, dissi: «Signori, conoscete la canzone del vecchio partito di Forza Italia?» Certo, risposero loro in buona fede, pensando di aver davanti un perfetto forzista.. E allora cominciai a cantare: «E Forza Ladri, forza ladri andatevene via». È stata la prima volta che delle persone mi chiedessero di scendere dalla macchina, ma soprattutto che io fossi così felice di perdere due clienti.”
Giù dalla macchina e – dopo un veloce saluto – la vettura bianca si perde dietro gli alberi di Largo Somalia: quell’uomo è già pronto a “scarrozzare” per le strade della capitale altri uomini e donne, a canticchiare una nuova canzone, a vedersi lanciare un giornale che lui non vuole. E magari a narrare lo stesso racconto.
E io qui, sotto casa a chiedermi quanti di quei giovani ragazzi de “L’Unità” siano ancora militanti di sinistra e quanti stiano ora dall’altra parte, quante delle loro speranze sono diventate realtà e quante si son spente ancor prima di averci provato.
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