La città precaria, la città dei passanti

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Il mondo intero posa lo sguardo su questo enorme battello appisolato nel Mediterraneo, ogni giorno frotte incessanti di turisti assistono agli ultimi giorni di una città che muore. Gli innamorati di passaggio si cullano nelle gondole, sembrano non accorgersi di questa paura, di questa storia scritta, di una fine vicina e di un annegamento inderogabile.

Però tutti sembrano capire inconsciamente questo “concetto di fine” che permea la città morente poiché tutti, turisti o veneziani, sfrecciano come saette per la paura di non poter più godere della magia di questo spazio di confine tra terra e mare. E allora le imbarcazioni diventano lampanti scie luminose dalle quali assaporare un paesaggio che sappiamo destinato ad un triste cambiamento; i vicoli brulicano di improvvisati fotografi che tentano di regalare immortalità a questa bellezza che appassisce; piedi coraggiosi incedono impazienti lungo le pedane perché neanche l’acqua alta può impedire che gli occhi vengano saziati da questa perfezione architettonica della città posata sul mare.

Il turismo si china ai meravigliosi colori blu del mare, del cielo e della notte. Un improbabile insieme di luci rende l’atmosfera quasi surreale e la perenne umidità lascia una scia di terrore che è presagio del peggio.

“Natura! Da essa siamo circondati e avvinti, né ci è dato uscirne e penetrarvi più a fondo”. Già Goethe con le sue parole stipula l’onnipotenza dell’inumana natura. “Viviamo nel suo seno e le siamo estranei. Costantemente operiamo su di essa e tuttavia non abbiamo alcun potere sulla natura”. Sebbene dunque dall’Illuminismo di galileiana memoria ci è dato di osservare la natura attraverso una lente, un’ottica, la natura non ha né passato né futuro bensì il presente esprime la sua stessa eternità.

A Venezia il tempo è nullo. Si vive il passaggio di un’istantanea che si dissolve.

In questa epoca segnata da un arrogante consumismo in cui la tecnologia può tutto, sembrerebbe quasi che uomo e natura abbiano raggiunto una certa equità. In realtà l’uomo è soltanto una parte della natura, che madre e sovrana del Pianeta Terra decide cosa dare e cosa togliere.

© Giacomo Ciangottini

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