Impiccato Michele Landi, esperto informatico, lavorava sul caso Biagi.

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Molti gli elementi che non tornano e l’epilogo con il ritrovamento delle scarpe con il tacco a spillo desta sconcerto.

Michele Landi lascia un alone di mistero dietro a sé, dove gravitano amici, parenti e  autorità con le quali aveva avuto diversi rapporti di lavoro ma anche di confidenza. Il cadavere è stato trovato appeso a una corda legata alle scale che portano al secondo piano dell’appartamento dove era in affitto. La sua è una morte misteriosa. Accaduta forse in un contesto che inevitabilmente porta a far pensare al coinvolgimento dei servizi segreti e del crimine organizzato.

A detta di molti Michele era una persona che sprigionava simpatia e cordialità dato che nessuna delle  deposizioni rilasciate alle autorità era negativa. Gli elementi che non tornano sono numerosi ma con il tempo si è cercato di dare una spiegazione a tutto e la pista che si è seguita ha portato a delle rivelazioni sconcertanti che a tutt’oggi vengono smentite dai familiari e dalle persone a lui più vicine.

La posizione del cadavere è piuttosto “anomala”, dato che le gambe rimangono piegate sul divano sotto la scala. Altri elementi ancora rendono più intricata la matassa e sono quelli riguardanti un capello non suo trovato tra i vestiti che indossava e un pezzo di corda che non combacia con quella che l’ha strangolato. Inoltre, dall’esame tossicologico, è stato rilevato un alto tasso alcolemico. Ma la scoperta più eclatante che porta a riformulare ogni tipo di ipotesi fatta, è che Landi aveva in casa delle scarpe con il tacco del suo numero di piede tipicamente da uomo, 44. Sarebbe facile riportare il tutto a un gioco erotico finito male ma ci sono alcune incongruenze che potrebbero scagionarlo. La posizione del corpo comporta che Landi debba aver fatto leva con le mani per sollevarsi e poi lasciarsi andare senza toccare terra con le gambe che invece, per la loro lunghezza, arrivavano al pavimento. Per rendere più complicata la vicenda ci sono le condizioni fisiche di Michele: oltre  ad aver assunto, come già detto, una dose eccessiva di alcol, aveva riportato una frattura a un piede. Ma la cosa più strana e invero più sospetta è che dopo il decesso  è stata riscontrata un’ intromissione nei suoi pc con la cancellazione di alcuni files.

Probabilmente l’intera vicenda non avrebbe suscitato tanto scalpore se non fosse che Landi quando è morto  stava lavorando all’omicidio Biagi e aveva avuto una parte nell’inchiesta sul caso D’Antona. Era solito collaborare come docente in corsi d’informatica presso il Sisde e il Gat della Guardia di Finanza.

Numerose le testimonianze che portano a riformulare la conclusione delle autorità riguardo alla causa della morte di Landi. La fidanzata e l’ex ragazza, dichiarano che Michele si sentiva spiato negli ultimi tempi. Alcuni amici testimoniano che la vittima affermava di aver fatto una scoperta importante e che si sentiva in pericolo.

L’ex pm di Palermo, Lorenzo Matassa, trasferito a Firenze, aveva lavorato insieme a Landi intorno a un’indagine su delle società del sud che avevano commesso illeciti nei riguardi del comune di Palermo. Matassa dice di conoscere bene Landi e che “Chi si vuole suicidare non ha gioia di vivere e Landi era una persona piena di vita”. Ma ancora più incisivo è quando denuncia gli 007 italiani con la dichiarazione: “Landi? Lhanno ‘suicidato’ i servizi segreti, come storicamente in Italia sanno fare”.

Claudio Palazzi

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