IL NUOVO LIBANO DIALOGA CON L’ITALIA SOTTO IL SEGNO DELLE NAZIONI UNITE

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La base di Shama si trova ai piedi di questo paese arroccato sulle colline circostanti ed è essa stessa un piccolo villaggio autosufficiente in tutto e per tutto. Le strutture presenti nella base ospitano circa un migliaio di militari italiani ed hanno il compito di non fargli sentire troppo il distacco della vita nel bel paese, un’impresa francamente difficile anche se aiutata dalla morfologia del territorio libanese molto simile a quella del nostro sud Italia. Sulla base della risoluzione 1701 dell’ONU i nostri militari hanno il compito di monitorare la cessazione delle ostilità lungo il confine provvisorio tra il Libano ed Israele e supportare nelle operazioni le forze armate libanesi. Attualmente il comando dei caschi blu nel sud del Libano è tornato in mani italiane con la nomina del Generale Paolo Serra dopo un breve interregno spagnolo, secondo indiscrezioni sarebbero stati proprio i libanesi a fare pressioni sulle Nazioni Unite affinchè questo avvenisse. “La buona riuscita delle operazioni di peace keeping da parte dei nostri soldati è data dal fatto che non si limitano solo a svoglere un ruolo istituzionale, ma si amalgamano con la realtà locale per ottenere, mantenere e migliorare il consenso della popolazione” – dice il Generale Carlo Lamanna, comandante del settore ovest di Unifil – “La nostra attività principale è sicuramente quella di demining nei territori di confine tra Israele ed il Libano, ma per far sì che questo accada in piena sicurezza per i nostri uomini, sono necessarie operazioni di cooperazione civile e militari che spesso ci portano a fare interventi da vera e propria protezione civile la dove richiesto dagli abitanti della zona”. Prosegue Lamanna : ” All’interno del settore sud-ovest, dove le truppe Unifil sono sotto il mio comando, esistono 108 municipalità ed è evidente che non tutti i villaggi possono essere accoglienti nei confronti di truppe straniere, anche se in missione di pace. Ci sono stati episodi di tensione che hanno coinvolto militari italiani, ma in genere i buoni rapporti costruiti nel tempo con i sindaci delle municipalità costituiscono una base forte da cui far ripartire il dialogo”.  Per costruire la cooperazione è fondamentale l’attività degli uomini del CIMIC che svolgono attività a stretto contatto con la popolazione libanese concentrandosi particolarmente sull’educazione sanitaria ed ambientale, tra gli ultimi risultati ottenuti dagli uomini di questo reparto c’è la donazione di una libreria a favore della St.Joseph School , la promozione di un corso d’italiano, l’istituzione di alcune giornate dedicate al medical care ed all’ecologia. Ad oggi la situazione nel paese mediorientale resta difficile da definire, i conflitti religiosi interni sembrano superati mentre Hezbollah è ormai un partito di governo ed è alla ricerca di una credibilità internazionale, il nemico resta sempre Israele che si affaccia minaccioso a sud sul provvisorio confine della blu line. Dall’inizio della missione Unifil sono stati costruiti 200 blu pillar, che identificano i 119 km di demarcazione tra i due paesi, su 470 pillar previsti nel 2006 all’inizio della missione di pace; molto è stato fatto e ancora molto c’è da fare per Unifil, come ricorda il Generale Lamanna: “E’ fondamentale continuare a favorire il dialogo tra i due paesi attraverso gli incontri mensili del tripartite meeting, ma non bisogna dimenticare le necessità della popolazione locale per cui è necessario migliorare le strade, l’illuminazione ed effettuare corsi di prevenzione sanitaria”.

Tancredi Turiano

Il Generale Lamanna durante un incontro con la cittadinanza locale.

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