E tornare a viaggiare

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dolcemente viaggiare

rallentando per poi accelerare

con un ritmo fluente di vita nel cuore

gentilmente senza strappi al motore”

Così cantava Lucio Battisti nella famosa canzone “Si viaggiare” scritta da Mogol. Divorare chilometri di notte, illuminando la strada con i fari, e non stancarsi mai. Raggiungere posti nuovi per vincere la curiosità, per un accrescimento personale, per una formazione culturale, per scoprire la geografia. E affrontare tutti gli imprevisti che si presentano: perdere una coincidenza magari, o non avere un biglietto aereo, una valigia smarrita, rimanere a piedi perché esce fumo dalla macchina… e lì “quel gran genio del mio amico, lui saprebbe cosa fare”. Ma quel gran genio del mio amico è li che viaggia insieme con noi, perché un’altra cosa bella del viaggio è la compagnia. Con le persone giuste il viaggio diventa un’avventura meravigliosa, anche quando si affronta un’odissea: problemi in autostrada, macchina che non va più, treni che sembrano non arrivare mai, autobus che non puoi prendere e arrivare a casa tante, troppe ore dopo l’orario previsto. Ma aver riso sempre, un pò per stanchezza, un pò per isteria dopo tante ore svegli e senza cibo, ma soprattutto perché si sta bene, nonostante tutto. Gli imprevisti capitano, gli ostacoli ci sono: in questi viaggi e nel viaggio più grande, che è quello della vita; ma con accanto la compagnia perfetta si può affrontare tutto.

Il tema del viaggio ha origini antichissime. Troviamo il famoso viaggio di Ulisse nell’ “Odissea” di Omero, in cui è lo stesso protagonista a narrare le proprie vicende per quattro libri. Veniamo proiettati quindi nel racconto di viaggi mitici o fantastici. Su questa onda troviamo anche le “Argonautiche” di Apollonio Rodio e l’ “Eneide” di Virgilio, un viaggio formativo in cui il protagonista arriva a fondare una civiltà, quella romana. Il viaggio è possibile accostarlo anche alla religione, visto come una transizione verso Dio, e successivamente si passa a descriverne il significato mistico, assumendo quindi un valore allegorico, toccando l’apice con “La divina commedia” di Dante. Anche nel Medioevo viene ripresa la tematica del viaggio e inserita all’interno dei romanzi, sia come connotazione dell’eroe, sia come sostegno della struttura narrativa. Nel secolo delle grandi navigazioni e delle scoperte geografiche troviamo questo tema nelle opere sia in prosa che in versi, e così eccolo nell’ “Orlando furioso”. Ariosto non solo mette in movimento i personaggi per selve, mari e fino alla luna, alla continua ricerca di qualcosa, ma il poema, con i suoi cavallereschi inseguimenti, è esso stesso in movimento. Troviamo anche il viaggio immaginario con i “Viaggi di Gulliver” di Swift.

Insomma la tematica del viaggio viene sviluppata in tutte le sue sfumature.

Parlando di viaggio in senso fisico si tratta di: percorrere centinaia, migliaia di chilometri per ritrovarsi in posti nuovi, conoscere gente nuova, nuove culture, nuovi usi e costumi, altre tradizioni… questo dovrebbe essere un privilegio di tutti. Un posto nuovo può offrire una tempesta di emozioni bellissime che sono difficili da spiegare. Un museo con opere d’arte mozzafiato, una piazza, un castello medioevale, opere architettoniche incredibili… tutte visioni che possono lasciarti senza fiato. Muoversi, spostarsi, visitare, raggiungere nuove mete abbattendo quelle frontiere che ancora esistono. Nella barriera che separa gli Stati Uniti dal Messico c’è una scritta che dice “aquì es donde rebotan los suenos” (“qui è dove rimbalzano i sogni); e nel 2016, in un mondo in cui con tutta la tecnologia che c’è è possibile viaggiare senza muoversi, dovremmo avere la libertà di andare in qualsiasi posto e coltivare i nostri sogni, non vedere ergere sempre più muri.

Per il viaggiatore avido di conoscenza, mai sazio, uomo instancabile, attore della storia della propria vita, del proprio percorso, non c’è palcoscenico più bello del nostro mondo.

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