Bottegasonora: “Black Sheep Electro Music” recensione disco

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Bottegasonora – Black Sheep Electro Music (autoprodotto, 2010)

Bottegasonora è il progetto elettronico intrapreso, suonato e prodotto dal musicista romano Luca Ricatti. Alla sua quarta fatica, Bottegasonora concepisce una specie di “concept album” dove a farla da padrone non è tanto una storia, ma un episodio: “Black sheep electro music”, musica elettronica per pecore nere, è infatti un tributo a tutti coloro che nella storia sono andati controcorrente, spesso sacrificando la propria vita per le proprie idee. Queste vittime di un sistema di cui non hanno sopportato i soprusi, piccoli o grandi, sottili o manifesti, ma comunque quotidiani e standardizzanti, sono le cosiddette pecore nere. Trattasi di disadattati, oppure di eroi scandalosamente silenziosi? Forse le due cose sono necessariamente conseguenti. Da che mondo è mondo, coloro che non prestano la propria lana alla causa dei sistemi escogitati dall’uomo sono tacciati di egoismo e disfattismo. Dapprima dalle voci di chi si erge a pastore, e subito dopo dai belati assordanti del gregge. Scomodi esempi, la vera colpa delle pecore nere è il ricordarci che non esiste un modo soltanto di condurre la propria vita, e che il vero egoista è chi sostiene il contrario. Con buona pace di quelli che – la stragrande maggioranza – si lasciano e si lasceranno sempre guidare dall’alto.

Passando in rassegna le otto tracce del cd, notiamo riferimenti colti e per intenditori: dalle variazioni elettroniche sul tema della Danse Macabre di Camille Saint Saens’, alle tracce di apertura e chiusura Danza Macabra e Totentanz. Riletture d’effetto, queste, di temi tratti dal Dies Irae di Tommaso da Celano, composizione poetica medievale che descrive il giorno del giudizio.

I toni sono cupi; vanno a tessere ninne-nanne chiaroscurali di suoni computerizzati freddi ma atti a rendere l’idea della solitudine che circonda ogni vera pecora nera. Trattandosi di musica elettronica, i ritmi non sono assenti: la seconda traccia, Skeleton dance, è da ballare in discoteca, e forse, per quanto sia il pezzo più “divertente”, è anche quello più dimenticabile del lotto. Black Sheeps e Footsteps on the Sidewalk sono le uniche vere canzoni di forma classica, con strofa, ponte e ritornello riconoscibili. La prima è la più radiofonica del disco, la seconda è comunque gradevole. Assieme a Morality sono le sole tre tracce dotate di testi. Testi che – sorvolando su un vago sapore ideologico – sono gustosi, ma sempre per chi capisca l’inglese. Con Fear si torna a ballare sul dancefloor, e la techno (per eccellenza la musica delle pecore, ndr) che Bottegasonora sapientemente menziona è quella di classe.

A conti fatti questo “Black Sheep Electro Music” si lascia ascoltare bene, e fa anche riflettere. Due risultati sempre meno scontati in tempi in cui gli ascoltatori sono spinti a fare gregge.

Per info: www.bottegasonora.it

Marco Lipford

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