A Pablo.

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Caro Pablo continuo a scrivere per te, poco di naturale e di felice mi circonda. In questo momento la vita è un pungente filo spinato, più stai fermo meno ti fai male, se ti muovi strisci con il sangue fuori dalle budella. Il mondo, la vita, sono dimenticati tra le steppe di una campagna che ormai non esiste più. Continuamente vedo contraddizioni che impongono il loro mattone su noi, piccole formiche pronte ad essere schiacciate dalla pesantezza della materia. Nessuno sa che cos’è l’amore, la felicità, siamo arrivati ad aver paura della paura, pur di non raggiungere l’idilliaco rimaniamo immobili, non ci facciamo male e non soffriamo. Preferiamo essere lobotomizzati da culture ed ideologie anti-naturali e anti-umane. Sono state create delle generazioni robotiche e mi sento di aver incontrato la fortuna, perché io riesco a muovermi, io riesco a farmi male con il filo spinato perché non ho paura di morire, non ho paura di sanguinare, non ho paura di aver paura di provare l’EBBREZZA DELLA LIBERTÀ’. Generazioni di sporchi sogni che non sanno cosa significa sentirsi, che ignorano la presenza di un animo sincero, distolgono l’udito di loro stessi. Generazioni che agiscono per esempi e non per coscienza, generazioni a cui sono stati rubati l’anima e il cuore. In questi giorni ho visto cuori ribelli di una storia antica, un 68 poco curioso è sceso in piazza per gridare rivendicazioni di un passato già vissuto e già precocemente fallito; ho ascoltato le pacifiche e sterili voci di coloro che non sanno cosa significa la rabbia, che al primo segno di violenza hanno tirato fuori solo parole ed “indignazione” almeno così chiamate. Non esistono cuori ed i veri cervelli sono gli schiavi degli imprenditori. Dubito, in futuro, un’esistenza ghandiana, una rivendicazione guevariana, un credo leninista, una scienza marxista, un cuore teresino, un odio hitleriano. E’ tutto morto, è tutto statico. Mangiamo e arranchiamo del capitale. Siamo stati creati per produrre il capitale e dobbiamo morire con la soddisfazione di averlo, questo è per noi la felicità: l’effimera soddisfazione di un obiettivo raggiunto. Con tutta questa angoscia, con tutto questo materialismo privo di arte, io ti penso intensamente e quasi mi commuovo, rivedere stampato nella mia testa il tuo sorriso è la più grande gioia del mio intimo 2011. Il tuo sorriso è composto da 6 denti sporchi eppure i tuoi occhi brillano di pulizia d’animo, l’anima più cristallina della terra. Non vedo l’ora di rifuggire, non vedo l’ora di pormi altre mille domande e trovare delle risposte in qualche gitano con i rasta poco curati. Non vedo l’ora di rincontrarti e chiacchierare con una birra in mano di quanto sia bella la semplicità, quando mi hai confermato che la felicità è questo: il tuo animo è talmente alto che non riesci a capire il problema e con spontaneità annaspi dei gesti indicando la beatitudine nelle strade deturpate, in una birra, in un’amica, in un’elevazione di coscienza.

Non vedo l’ora di mostrarti il tuo sorriso tra le mie labbra.

Con l’affetto di un mondo diverso e meno reale del tuo.

Alice

www.aliceciango.over-blog.it

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